Paola Bianchi in residenza artistica con BRAVE dal 4 al 8 ottobre 2022 presso EXATR - Forlì.
concept e coreografia Paola Bianchi
creato e danzato da Valentina Bravetti e Paola Bianchi
suono Luca Giovagnoli, Davide Fabbri, Giacomo Calli
disegno luci Paolo Pollo Rodighiero
direzione tecnica Luca Giovagnoli
collaborazione artistica Roberta Nicolai
foto e video Gianluca “Naphtalina” Camporesi
produzione Città di Ebla
coproduzione PinDoc
con il contributo di MiC, Regione Emilia Romagna e Comune di Forlì
Frutto di un lungo lavoro di ricerca intorno al tema della compresenza di due corpi diversi per abilità e percezione, di un’indagine approfondita sulla relazione, sul supporto vicendevole, sull’accettazione di limiti invalicabili pur tendendo al loro superamento, BRAVE nasce da un forte desiderio che non mette in azione i soli corpi sulla scena ma una piccola comunità che accoglie e protegge. Non c’è bravura, non c’è coraggio. C’è determinazione e desiderio. Ci sono due corpi che si incontrano: un corpo che torna in scena dopo otto anni di assenza, e un corpo che cerca una nuova modalità di presenza nella scena.
Iniziato con un dialogo a distanza tra la coreografa e la danzatrice nel maggio 2019, dialogo che nel 2021 ha generato l’opera video ἀνδρεία [andreia], BRAVE è parte del progetto di ricerca coreografica ELP di Paola Bianchi, un’indagine sulla relazione tra parola descrittiva e danza attraverso la trasmissione via audio di archivi di posture.
Paola Bianchi
coreografia e danza Paola Bianchi
audiovisual design Stefano Murgia
collaborazione artistica Roberta Nicolai
costumi PianoB
residenze artistiche FAA Bataville-Moussey (FR)
con il supporto di KOMM TANZ/PASSO NORD progetto residenze Compagnia Abbondanza/Bertoni
produzione PinDoc
coproduzione Teatri di Vetro
con il contributo di MiC e Regione Sicilia
dal 19 al 24 settembre
Caracol Olol Jackson - Vicenza
FABRICA è un’indagine sui corpi del lavoro, un’impresa ambiziosa e in qualche modo sterminata. Dai lavori propriamente fisici a quelli intellettuali, dai lavori odiati a quelli amati, dai lavori salariati ai lavori a rischio economico personale, le tipologie sono infinite così come le reazioni a tali tipologie. Una cosa però accomuna tutti i tipi di lavoro: il corpo, sia esso pressoché immobile o in continuo movimento. Il corpo agisce e subisce, il corpo esiste e difficilmente resiste, il corpo si trasforma. Ed è proprio quella trasformazione il punto centrale dell’indagine. I gesti reiterati per anni si insinuano tra le pieghe dei muscoli, dei tendini, delle ossa, il lavoro marchia anima e corpo di un’intera vita.
FABRICA 36100 è uno scavo negli archivi mnemonico-corporei di lavoratori e lavoratrici di diverse generazioni e negli archivi storici di alcune fabbriche vicentine, un’indagine che abbraccia la storia, che interroga lo spazio, perché lo spazio determina i corpi che lo abitano e quello spazio determina il disegno coreografico. Lungi dal riprodurre i gesti del lavoro in una sorta di coreografia di chapliniana memoria, FABRICA 36100 non prevede compassione. C’è assunzione per mezzo di destrutturazione. Cosa significa allora trasformare un gesto produttivo in un gesto che non produce materia, un gesto che trasforma e crea materia, in un gesto che crea qualcosa di immateriale?
FABRICA 36100 si inscrive all’interno di ELP ed è la prima tappa di un lungo viaggio tra i luoghi e i corpi del lavoro, un viaggio atto a creare una mappa affettiva di quei corpi e di quei luoghi.
Paola Bianchi
coreografia e danza Paola Bianchi
audiovisual design Stefano Murgia
collaborazione artistica Roberta Nicolai
costumi PianoB
residenze artistiche FAA Bataville-Moussey (FR)
con il supporto di KOMM TANZ/PASSO NORD progetto residenze Compagnia Abbondanza/Bertoni
produzione PinDoc
coproduzione Teatri di Vetro
con il contributo di MiC e Regione Sicilia
residenza artistica dal 21 al 24 giugno 2022
EXATR, Forlì
FABRICA 57770 è il primo approdo di FABRICA, un’indagine sui corpi del lavoro, un’impresa ambiziosa e in qualche modo sterminata. Dai lavori propriamente fisici a quelli intellettuali, dai lavori odiati a quelli amati, dai lavori salariati ai lavori a rischio economico personale, le tipologie sono infinite così come le reazioni a tali tipologie. Una cosa però accomuna tutti i tipi di lavoro: il corpo, sia esso pressoché immobile o in continuo movimento. Il corpo agisce e subisce, il corpo esiste e difficilmente resiste, il corpo si trasforma. Ed è proprio quella trasformazione il punto centrale dell’indagine. I gesti reiterati per anni si insinuano tra le pieghe dei muscoli, dei tendini, delle ossa, il lavoro marchia anima e corpo di un’intera vita.
FABRICA 57770 scava negli archivi mnemonico-corporei di lavoratori e lavoratrici di diverse generazioni e nell’archivio storico della Bata, un’indagine che abbraccia la storia, che interroga lo spazio, perché lo spazio determina i corpi che lo abitano e quello spazio determina il disegno coreografico. Lungi dal riprodurre i gesti del lavoro in una sorta di coreografia di chapliniana memoria, FABRICA 57770 non prevede compassione. C’è assunzione per mezzo di destrutturazione. Cosa significa allora trasformare un gesto produttivo in un gesto che non produce materia, un gesto che trasforma e crea materia, in un gesto che crea qualcosa di immateriale?
FABRICA 57770 si inscrive all’interno di ELP ed è la prima tappa di un lungo viaggio tra i luoghi e i corpi del lavoro, un viaggio atto a creare una mappa affettiva di quei corpi e di quei luoghi.
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