Crediti
di e con Stefano FardelliI
l progetto è supportato da Attakkalari Centre of Movements Arts di Bengalore e dall’Ambasciata Italiana di Mumbai in India.
Il progetto verrà riproposto e rimontato in Europa con la produzione di PinDoc e il contributo di MiC e Regione Siciliana
Una residenza a Bengalore, India. L’incontro tra il coreografo di origini italiane ed un danzatore indiano. l’Italia e L’india sono molto diverse tra loro, ma, sorprendentemente, hanno anche molte cose in comune, a partire dal loro nome: entrambe iniziano per “I” entrambe finiscono per “A”. Lo spazio che c’è tra “I” ed “A” non viene colmato né con quello che serve per completare la parola Italia, né quello che serve per completare la parola India, ma mescolando le loro culture insieme, inventando nuovi ponti tra le due ed indagando nelle tradizioni e nelle origini di ciascuna. Le atmosfere, i costumi, i colori sono quelli indiani, accompagnati dai due interpreti diversi per origini, colori e tratti somatici ma uniti da una danza creata legando proprio le loro diversità. Esplorando tutti i giorni undici movimenti diversi, provenienti dalla antica tecnica marziale Kalaripayattu e dalle tecniche classiche di danza tradizionali Khatak e Bharatanatyam, e trasformando questi movimenti, e' stata data vita alle sequenze che compongono il pezzo. L obiettivo del coreografo era quello di esplorare queste antiche tecniche tradizionali indiane ma di trovare una nuova qualita di movimento nel ripridurre le stesse, in modo che, i danzatori o le persone che le praticano da anni, vedendo lo spettacolo, possano solo immaginare i movimenti originali da cui e' stato ispirato ma non chiaramente riconoscerli in modo distinto all'interno della coreografia. Un lungo turbante che partorirà la vita, simbolo della madre terra, i fumi che disegnano i corpi danzanti nello spazio ed i profumi degli incensi, accoglienti come le nostre case, daranno vita a questo duetto ed a questo nuovo mondo che si trova appunto tra la “I” e la “A”.