Crediti
concept, regia, luci, spazio Vincenzo Schino
coreografia Marta Bichisao
performer Luca Piomponi
pittura Pierluca Cetera
suono Dario Salvagnini
produzione PinDoc, OPERABIANCO
con il contributo di Mic, Regione Siciliana
Estratto dal diario di lavoro
“Guardando Francis Bacon ho la sensazione che il corpo sfugga. Anche Buster Keaton sfugge mentre cade, sfugge perché cade. A cosa sfugge? Alla sua presenza. È inafferrabile. Non ha una forma perché appena si sistema in una è sorpreso da un’emergenza che gli chiede di assumerne un’altra. Il corpo in Francis Bacon si scioglie, cola, è mosso, fugge allo sguardo, la sua cinetica non è contenibile in un’anatomia, come Santa Teresa del Bernini, come nel futurismo (e nel cubismo) ci mostra più lati contemporaneamente. È un corpo posseduto da forze. L’uso delle citazioni è funzionale all’attraversamento continuo di altre materie nella carne del danzatore. Arrivano pixel, scariche elettriche, immagini effimere del web, dell’archivio del cinema, della pellicola trasformata in digitale, e tutto questo diventa carne, peso, muscoli, acrobazia, respiro. Diventa la vita di un animale davanti a me che guardo. Questo corpo umano diventa esso stesso il montaggio. La ricerca sul montaggio cinematografico traslato nel teatro che sto portando avanti qui acquista la funzione di estrema sintesi formale perché concentrata in un corpo. Il corpo del danzatore è montaggio, contiene tutti i materiali che vogliamo montare, con i tagli, le pause, le diverse inquadrature attraverso il lavoro sullo spazio e sulla prospettiva (dal fuori scena al vis a vis reale con uno spettatore scelto dall’odore dei popcorn). Voglio indagare il Trickster perché è l’origine animale del clown, è un clown con connessioni alla sfera del sacro profonde, è un essere che si genera nella materia della catastrofe, è una catastrofe in movimento. Il moto di rivoluzione è un movimento circolare, un ribaltamento, e nella dinamica della letteralizzazione o condensazione di un’idea nel corpo questo trickster-clown ribalta veramente il suo corpo. Si dirige verso l’acrobazia per capovolgersi, per cambiare il suo punto di vista e vedere il mondo sottosopra, e il mondo (noi spettatori) vede lui sottosopra. Con la giacca che gli cade sulla faccia. Come nella scena di Zero de conduit in cui il maestro insegna agli allievi a camminare sulle mani. Il suo costume ricorda un coleottero. Così come quando arriverà la macchina incidentata ricorderà un coleottero schiacciato, o in volo.”
V.S.
Un danzatore, solo in scena, si divincola tra citazioni di natura e qualità diverse, con un focus su un'intera scena del film del 1921 The Playhouse, in cui Keaton interpreta una scimmia che imita dei clichés dell’umana borghesia.
La danza è costruita attraverso un collage di materiali plurali e multiformi, i cui attraversamenti imprevedibili dispongono il corpo in uno stato di costante domanda. La drammaturgia fisica è nutrita dalla pittura sensuale e cinetica di Francis Bacon. Il ritratto che ne emerge in primo piano è un corpo abitato, animato dal dialogo continuo e serrato tra la propria specificità anatomica e gli inviti, quasi acrobatici, delle partiture.
Questo lavoro interpella il trickster, figura liminale che nel presiedere i confini delle città, delle cose e della vita sociale, contemporaneamente confonde le distinzioni. Il Trickster rovescia sensi e significati e nel distruggere crea, o meglio co-crea, in una posizione mai dominante e impositiva, ma sempre laterale, duplice e dialogica.