fotografie Antonio Ficai - Fondazione Armunia
Crediti
ideazione, coreografia e danza Ilenia Romano
musica Edoardo Maria Bellucci
disegno luci Leonardo Badalassi
video Lorenzo Letizia
vocal coaching Virginia Guidi
costume Ilenia Romano e Svetlana Mikova / realizzazione Liuba Dounaeva
una produzione PinDoc
con il contributo di MiC e Regione Siciliana
co-produzione Umbria Danza Festival
col sostegno di Armunia, Home Centro Creazione Coreografica, SPAM! Rete per le arti contemporanee, Anghiari Dance Hub, Viagrande Studios, IterCulture
VACUUM. La conquista del vuoto è un assolo che prende ispirazione dalle mutevoli sfumature del personaggio mitico di Elena di Troia (senza svelarla in modo descrittivo) per tracciarne i tratti archetipici e una loro possibile evoluzione-risoluzione. Elena è una donna “irregolare”, contraddittoria, moderna e sorprendente in un mondo prevalentemente fallocentrico. Suscita sentimenti diversi: amore, attrazione, odio, condanna, comprensione. Di origine semidivina, appare bellissima e pericolosa, in balia degli eventi e di un volere divino contro i quali nulla può. La sua colpa sembra non stare in un atto ma in un non agire, in un sottrarsi. In nome di lei, allo stesso tempo vittima e “oscuro oggetto” del medesimo desiderio, si compiono stragi e inganni.
Il lavoro è un’ode a chi non si sente mai a casa, a chi fluttua nel proprio vuoto saturo di immagini altrui, a chi cerca la propria ‘Parola’. È un gioco sull’annullamento e il rafforzamento di parti di sé nel tentativo di riscoprirsi, deformarsi e riformarsi, secondo Necessità. È un viaggio tra iconografie del femminile sacro, del bestiale, del mondo greco: immagini che si animano e dialogano in un paesaggio quasi onirico nella pellicola liminale tra l’interno e l’esterno. È un moto di ricerca, così antico quanto attuale, di (im)possibile e permanente autoliberazione da sé stessi.
“... Mi inquietavano quella impressione di vuotezza, quel corpo senza espressione, quel muoversi quasi senza volontà, quello sradicamento strano in un personaggio così amato e così desiderato... a differenza di tutte le altre grandi protagoniste della tragedia (penso a Medea, Ecuba, Fedra, Cassandra...) Elena si sottraeva, sfuggiva... e non aveva parole, almeno non parole che riuscissero finalmente a darle un volto: l’espressione di un volto, non solo la bellezza acclarata da tutti. Si aveva l’impressione che non Elena esistesse, ma le reazioni degli altri, le immagini degli altri, i racconti degli altri, i comportamenti degli altri in suo nome.”
(Patrizia Politelli, Elena. Laddove la parola manca)