fotografie Margherita Masè (foto a colori), GiorgioTermini
Crediti
progetto e performance Alessandra Cristiani
suono Ivan Macera
Luce Gianni Staropoli
Immagine e video Alberto Canu
Cuore, opera dell’artista Mirna Manni
un ringraziamento speciale a Lorenzo Letizia
produzione PinDoc
coproduzione Teatro Akropolis, Triangolo Scaleno Teatro
con il sostegno Associazione Culturale Le Decadi, Associazione Vera Stasi / Progetti per la Scena
con il contributo di Mic, Regione Siciliana
Matrice- da Ana Mendieta
Matrice, ossia alla foce di se stessi. Il corpo come Mater, condizione generativa e trasformativa. Luogo attraversato e attraversabile, infinite le sue nature, indecifrabili i suoi sigilli. Con pudore cerco la via per retrocedere alla sorgente, nella visione di un corpo originario e salvifico, colmo e cavo, nell’utopia di una terra lentissima e propizia. Cerco nella performance una strategia esistenziale, la ritualità di un viaggio che possa ricongiungermi a un innato sapere percettivo, all’innesco delle forze primarie, alle loro pulsioni vitali. La corporeità radica. È qualcosa che battezza, che intrappola, che libera. Desidero la concretezza della sua lingua.
Trilogia
La questione del linguaggio corporeo e l’arte di A. Mendieta, C. Cahun, S. Moon
Artisti coinvolti: Gianluca Misiti, Ivan Macera, Gianni Staropoli, Samantha Marenzi, Alberto Canu, Alessandra Cristiani
La passata Trilogia_La questione del corpo e l’arte di E. Schiele, F. Bacon, A. Rodin può considerarsi la madre, il campo magnetico dal quale dedurre un ulteriore orizzonte, una rinnovata tensione al performativo. La questione del linguaggio corporeo nell’arte di A. Mendieta, C. Cahun, S. Moon, è l’elemento figlio, lo sguardo declinato al femminile gettato sul contemporaneo.
La corporeità indaga criticamente il linguaggio d'arte come mezzo espressivo, sottopone a interrogazione l’artificio, il congegno, la rete, il recinto. Quale è la condizione, il passo familiare e l’inciampo, che meglio può convocare la propria natura viva, identitaria? In che modo il misterioso radicamento carnale legittima l’efficacia della rappresentazione? È possibile intercettare zone di collasso e di confine nel transito percettivo tra la performance e la modalità installativa? Quale è il luogo in cui stare? Quale è il corpo da stanare? L’Ankoku Butō nell’immenso materiale di pensiero, pratiche e poetiche da lui germinate, è a fondamento del percorso creativo per la capacità che ha di rendere urgente e necessario dissentire dal codice.