[…] KZ

fotografie Sabrina Tirino

Crediti

coreografia e danza Paola Bianchi
sound design Stefano Murgia
lighting design Paolo Pollo Rodighiero
residenza creativa Teatro Galli di Rimini
produzione PinDoc
coproduzione Liberty / Stagione Agorà
con il contributo di MIC e Regione Siciliana
realizzato nell’ambito del progetto Voci dalla storia ideato da Liberty e sostenuto da Unione Reno Galliera, Città Metropolitana di Bologna, Comuni di Baricella, Granarolo dell’Emilia, Malalbergo e Minerbio, Parco della Memoria Casone del Partigiano “Alfonsino Saccenti”, con il contributo di Regione Emilia Romagna

Invitata dall’associazione Liberty a partecipare al progetto Voci dalla storia, per molti giorni non ho fatto altro che ascoltare le interviste raccolte nel 1995 da Fiorella Rodella, allora studentessa oggi psicoterapeuta. Voci di persone sopravvissute alle torture e all’orrore dei campi di sterminio: antifasciste/i, partigiane/i, militanti, cittadini e cittadine che si erano opposti al regime fascista e per questo deportati nei campi di Dachau, Mauthausen, Auschwitz, Buchenwald. Interviste toccanti e potenti, registrate su trenta audiocassette e custodite in una valigia chiusa per quasi trent’anni. Riportate alla luce dal progetto Voci dalla storia quelle cassette, ora digitalizzate, sono diventate il materiale vivo su cui abbiamo lavorato. Una domanda si è imposta immediatamente: come fare i conti con una memoria che sta lentamente scomparendo insieme alle ultime persone sopravvissute a quell’orrore? Come rendere viva la memoria? Cosa significa accogliere immagini-ricordo, mettere in movimento immagini-dolore, immagini-trauma? Nell’impossibilità del racconto del trauma, il mio corpo diventa cimitero di memorie, inventario della perdita, un luogo di ristagno e rinascita di immagini destinate alla sparizione, dove oblio e memoria, presenza e assenza si alternano nel tentativo di trasmettere un’esperienza intrasmissibile.

[…] KZ è parte di ELP | CORPI RECLUSI

La memoria procede a ritroso e penetra nel passato attraverso il velo dell’oblio: si incammina su tracce sepolte e disperse, e ricostruisce testimonianze significative per il presente.
Aleida Assmann

Ricordare e dimenticare. Memoria e oblio. Pieni e vuoti. Parole e rumore di fondo. Ascolto la voce di donne e uomini deportati nei campi di sterminio nazisti, oppositori politici al regime fascista che hanno rischiato di morire a vent’anni. Ascolto il rumore di fondo di audiocassette registrate nel secolo scorso, il fruscio, i vuoti, i buchi. Di tanto in tanto le voci si fanno lontane, non riesco a capire cosa dicono. Mi sembra che siano quelli i momenti più importanti delle interviste, i momenti in cui la crudezza del racconto si fa più difficile da ascoltare, quasi impossibile da dire, come se una forma di pudore spingesse la persona intervistata ad abbassare la voce. Un dire senza farsi udire, un dire intimamente sussurrato.
I vuoti, i buchi diventano allora il filo conduttore della ricerca. Mi infilo in quei buchi cercando il fondo, rinunciando a capire per provare a comprendere lo stato di quei corpi. Prendo quei buchi e li porto dentro, ne faccio un luogo di ristagno del corpo. Spingo le unghie nelle fessure, aspetto che la terra si infili sotto le unghie, ma è solo cenere. Non capirò fino in fondo, lo so. Resto nella nebbia di un tentativo. Mi appoggio al corpo, alla danza, al solo – un solo di danza il cui titolo indicibile fa rabbrividire.

[…] è un non detto, un pezzo mancante, un vuoto – graficamente un luogo chiuso, una prigione – KZ è contrazione di Konzentrationslager.